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Marocco Del Sud

Rotolando verso sud…

Finalmente si parte con i fuoristrada per andare nel sud del Marocco, in tutto siamo un gruppo composto da 12 persone distribuite su 3 fuoristrada. Nel nostro fuoristrada c’è la guida Marocchina, Abdul un simpatico Berbero, la persona più tranquilla e pacifica che io abbia mai conosciuto, l’autista e due altrettanto simpatici fratelli del Niger.

Per raggiungere il Sud del Marocco si devono oltrepassare le altissime montagne che spaccano in due la nazione. Le catene montuose che dividono il Marocco sono: l’Anti Atlante, l’Alto Atlante dove troviamo la cima più alta di tutto il Marocco, il Djebel Toubkal (4165 m), il Medio Atlante e la Catena Del Rif. Il nostro tragitto prevede l’attraversata delle montagne dell’Altro Atlante tramite il passso di Tich’n Tichka (2260 m).  I veri Berberi della nazione sono proprio gli abitanti delle montagne e di queste alture, la prima tappa del viaggio prevede la visita di questi piccoli villaggi Berberi. Lo scenario comincia a cambiare e i paesaggi diventano sempre più brulli. Raggiunto il passo, attraverso strade tortuose, ci fermiamo a mirarne il paesaggio…

Passo Tich’n Tichka

 

Telouet…

Attraversato il Tich’n Tichka, il viaggio verso sud è tutto in discesa. La prossima sosta è in un famoso villaggio Berbero, Telouet. Visitiamo la più bella Kasbah (antica dimora patriarcale dei Caid berberi) di tutto il viaggio! I piccoli insediamenti che troviamo lungo il tragitto sono costituiti da case un po’ diroccate di argilla rossa, per strada è frequente la presenza di bambini che giocano. Arrivati alla Kasbah, il primo pensiero che ti viene in mente è “bhè nulla di chè”, da fuori sembra una struttura che casca a pezzi, con questa bellissima argilla che dà una colorazione rossa molto particolare. Al suo interno cambia tutto, una vera residenza regale con i muri e i soffitti tutti piastrellati, il classico Zellige.

Telouet

 

Ait Benhaddou…

Uno dei posti più belli di tutto il viaggio ci attende, la visita al sito patrimonio dell’Unesco Ait Benhaddou. Un posto fuori dal comune, uno di quelli che si vede soltanto nei film. Infatti in questo villaggio sono state girate numerosissime pellicole cinematografiche.

Ait Benhaddau Landscape

 

Questo Ksar (Villaggio fortificato) è posto su di una collina a ridosso del fiume Ounila, quasi prosciugato nel periodo di Giugno. Attraversiamo il letto del fiume e saliamo tra case di argilla e paglia e tipiche costruzioni marocchine. Arrivati in cima, il paesaggio è stupefacente, si può vedere l’intera vallata fino alle alte montagne dell’atlante, ormai lasciate alle nostre spalle. Un posto fuori dal tempo! Scendendo dalla collina facciamo un’altra strada e raggiungiamo una casupola adibita a negozio. All’interno un omino crea dei disegni con acqua e zucchero e gli fa prendere forma con una piccola fiamma.

A valle del villaggio mi sono rimasti impressi dei terrazzamenti adibiti alla coltivazione di erba medica che la gente del luogo taglia a mano e una volta essiccata carica sugli asini oppure la portano in spalla. È molto comune vedere signore cariche di ballette di fieno. Usciamo dalle mura e passiamo nuovamente sul letto del fiume, la guida ci ferma perché da quel punto si possono scattare le più belle foto al sito di Ait Benhaddau. Facciamo un po’ di magnifici scatti e torniamo a prendere i nostri fuoristrada.

Ait Benhaddou

 

Ouarzazate parte prima…

La destinazione del giorno è Ouarzazate (la porta del deserto), prima dell’arrivo nella cittadina ci fermiamo a visitare gli Altos Corporation Studios uno dei più grandi studi cinematografici del mondo. Una torre a poca distanza degli Studios coglie la mia attenzione è il complesso della Centrale solare termodinamica di Ouarzazate, il più grande impianto di energia solare al mondo. Il Marocco importa la gran parte dell’energia elettrica da paesi terzi, questo impianto è un passo per il raggiungimento dell’indipendenza economica.

Arrivati nella cittadina visitiamo la Kasbah di Ouarzazate, molto più belle quella di Telouet. Dopo la visita ci ritiriamo tutti nell’albergo.

Il giorno successivo partiamo per la strada delle mille kasbah e come destinazione c’è il deserto del Sahara, la parte del viaggio da me più attesa in assoluto. Però per il deserto vi rimando alla sezione fatta apposta, adesso vi racconto la restante parte del viaggio nel sud del Marocco.

Direzione Zagora…

Dopo la nostra sosta nel deserto, ci mettiamo in viaggio diretti a Zagora. Ci fermiamo in una  fabbrica dedita all’estrazione di minerali. Scavano nel profondo della terra ed estraggono questi splendidi marmi che hanno come peculiarità le sagome, incastonate, di fossili di crostacei e molluschi. Un signore dell’Africa Nera ci fa da guida aziendale, davvero molto simpatico. Si diverte a chiamarmi Alì Babà per via della mia folta barba, fatta crescere volutamente per affrontare questo viaggio. In Marocco come in tutti i paesi islamici, la barba è simbolo di status, sono state veramente tante le persone che hanno fatto degli apprezzamenti sulla mia chioma. Annesso alla fabbrica c’è il negozio dove vendono questi marmi con i fossili, anche qui ci siamo innamorati di un marmo fatto a forma d’Africa e ovviamente… un’altra contrattazione.

Sicuramente faccio un articolo a parte, dove vi mostro tutti gli oggetti comprati durante la nostra permanenza marocchina!

Il Viaggio per arrivare a Zagora prevede l’attraversata di tutta la zona pre-Sahariana, il paesaggio è composto da un’aridità mai vista prima. Per pranzo ci fermiamo in un ristoro particolare, dove sono rimasto molto colpito dalla cura che hanno per i servizi pubblici… (vedere foto nella gallery!!!)

Una sosta molto interessante la facciamo in prossimità di un deserto artificiale. La nostra cara guida ci spiega che i deserti artificiali sono stati costruiti per bloccare o meglio catturare la sabbia che proviene dal Sahara per ridurre il fenomeno della desertificazione.

Deserto artificiale

Nel tardo pomeriggio ci fermiamo a visitare un villaggio Berbero, nei pressi di Tamegroute, molto povero. Ci attende un mercante artigiano che ci dice di non dare assolutamente soldi a tutti i bambini che si avvicinano perché con quei soldi si vanno a comprare le sigarette o peggio la colla. Attraversiamo tutto il paesino tra stradine, case diroccate e tanta povertà fino ad arrivare in cima. Nella parte alta del paese sorge un laboratorio di ceramiche sempre gestito da una cooperativa.

Ceramiche marocchine

Le condizioni lavorative degli operai non sono delle migliori, soprattutto di quelli che si trovano vicino i forni, che non hanno nessun tipo di protezione (mascherine). Inizialmente ci portano all’interno di uno stanzino, l’operatore entra dentro un buco fatto nel terreno e con un macchinario che roteava comincia a modellare l’argilla fino a creare bicchieri, tazze e piatti che mette ad asciugare al sole. Fuori dallo stanzino ci sono i forni dove viene cotta l’argilla. Non so cosa bruciano per alimentare questi forni, data la presenza di un fumo nero molto denso e persistente. Gli addetti lavorano in questa coltre di fumo senza alcuna protezione. Anche nel negozio di questa cooperativa compriamo un Tajin colore verde molto bello. Ci dicono che la colorazione verde che imprimono a tutte le ceramiche è tipica di questa zona del Marocco. Durante l’escursione la presenza di piccoli bambini che ci vengono dietro chiedendoci qualche soldo è una costante, bambini ad orde con quegli occhi che ti entrano dentro. Come fai a non lasciargli nulla? I soldi, come giustamente ci hanno detto, non glieli abbiamo dati ma nessuno può vietare di lasciargli qualche biscotto che accettano molto volentieri.

L’ultima visita del giorno è alla biblioteca di Teamegroute che cela dei testi islamici veramente antichi. Molto curioso un fatto, appena siamo scesi dal fuoristrada, da un cortile adiacente alla biblioteca ci arrivano urli (non so se insulti). Svelato l’arcano, c’è una struttura dove vengono internati i cosidetti “matti”. La guida della biblioteca è un vecchietto oltre i 90 anni sulla sedia a rotelle molto lucido e acuto. Alla fine della visita allunga la manina per farsi fare l’offerta. Proprio durante la visita alla biblioteca c’è stato un caso di dissenteria potente, un signore del nostro gruppo si è sentito veramente male. Io attribuisco quel caso di dissenteria all’acqua di un pozzo, dove ci siamo fermati per bagnarci e rinfrescarci durante il primo pomeriggio. Lui affermava di non averla bevuta. Comunque i livelli igienici dei bar o dei ristori marocchini non sono il massimo, potresti sentirti male in qualsiasi luogo dove ti fermi. Da quel momento in poi per questo signore non c’è stato scampo, ha passato il resto del viaggio bianco in faccia che neanche poteva muoversi o parlare, poteva soltanto… Una dissenteria cosi potente non l’avevo mai vista.

Raggiunta Zagora in tarda serata ci sistemiamo nel nostro hotel, gigantesco e pieno di corridoi. Sembrava l’hotel di Shining.

Da Zagora, nelle prime ore del mattino partiamo alla volta di Marrakech passando nuovamente per Ouarzazate e successivamente il passo di Tich’n Tichka. Prima di lasciare la cittadina ci fermiamo nel mirare una delle più grandi oasi di tutto il Marocco, una sconfinata distesa di palmeti.

Near Zagora

 

Ouarzazate parte seconda…

A Ouarzazate c’è un vero e proprio patrimonio di tappeti Berberi. I tappeti Berberi originali sono fatti a mano dalle donne. Nelle feste dei vari villaggi questi tappetti vengono esposti e rappresentano per le donne, che li hanno artisticamente tessuti e anche per la famiglia d’appartenenza delle stesse, motivo di orgoglio. In queste festività i vari tappeti possono essere commercializzati, per questa ragione tutti i tappeti (quelli autenticamente berberi) che si acquistano sono usati! Entrati in questa cooperativa dedita alla commercializzazione di tappeti ci attendono dei veri e propri mercanti, bellissimi negli indumenti e nei modi di fare. Ci mettono a nostro agio e cominciano ad esporci i loro prodotti, tappeti da mille e una notte, delle creazioni stupende. Finita l’esposizione

Mercanti, tappeti Berberi

delle merci incominciano le contrattazioni. Uno dei tre signori, interamente vestito di bianco, si è accorto che siamo interessati nell’acquisire un tappeto. Subito capisce lo stile al quale siamo interessati e la fascia di prezzo e ci mostra un bellissimo tappeto Berbero, ci spara la modica cifra di 500,00€ (sto matto!). Ovviamente il prezzo è troppo alto e gli dico: “ se fosse per me comprerei tutto il negozio, però se questi sono i prezzi non posso permettermelo”. Lui mi guarda e mi risponde: “ in realtà potresti, lasciami qui lei (riferendosi ad Alessandra) e noi ti diamo tutto il negozio”. I mercanti sembrano siano soliti fare questo tipo di offerte. Anche ad un’altra ragazza del nostro gruppo è capitato. Hanno chiesto al padre di scambiarla per 20 dromedari. Comunque non accetto la golosa offerta e decido di riportare Alessandra a casa con me… in un secondo momento chiedo alla guida quanto valesse quel Bazar, mi risponde che aveva un valore inestimabile, quanto tutto il Sud del Marocco! Ovviamente, questo tipo di offerte le fanno perché si è creato un mito dietro a questi scambi che sicuramente avvenivano e in altri contesti ancora avvengono, però ai turisti mi sembra che lo facciano soltanto per provocazione. Oppure cerco di auto-convincermi che sia cosi perché a quest’ora potevo essere il signore di tutto il Marocco del Sud…

Comunque torniamo a parlare del tappeto! Incominciamo una vivace contrattazione sul prezzo e riusciamo ad aggiudicarci l’oggetto Berbero per 100,00€, ci stringiamo la mano facciamo la foto di rito con addirittura l’applauso dei tre mercanti.

In questa parte del viaggio ci spostiamo da una cooperativa all’altra, in Marocco sono veramente ben organizzati e ribadisco che commercialmente sono dei veri fenomeni. La prossima cooperativa è composta da alcune famiglie di artigiani e sarti. Entrati nel negozio tutte le donne sono intente nel tessere tovaglie e corredi, mentre agli uomini spetta la parte commerciale. Durante l’esposizione dei prodotti, noto una ragazza marocchina intenta a fissarmi e a lanciarmi dei bellissimi sorrisi. Il suo Hijab metteva in risalto i suoi occhi neri davvero molto profondi.

Alessandra ed io siamo molto interessati ad una bellissima tovaglia giallo ocra con dei fazzoletti rossi abbinati con vari ricami cuciti rigorosamente a mano, davvero un’opera d’arte. Anche per quest’oggetto parte la solita contrattazione e lo portiamo a casa.

Torniamo a Marrakech la sera sul tardi, il tempo di cenare e tornare in stanza. Prepariamo le valigie per il viaggio di ritorno, sicuramente con gli occhi saturi di gioia ed estasi per tutte le bellezze che il Marocco ci ha regalato.

 

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